Il medico poeta Giovanni Raiberti
Il medico poeta Giovanni Raiberti (1805-1861)

(di Michele A. Riva) Giovanni Raiberti nacque a Milano il 18 aprile 1805, in una famiglia nobile che vantava antenati di origine nizzarda, tra cui medici, diplomatici e un professore all’Università di Montpellier. Nonostante le illustri origini, la famiglia aveva perso parte del suo prestigio e delle sue ricchezze all'epoca della sua nascita. Raiberti ricevette un'educazione umanistica presso il Seminario di Lecco, dove sviluppò una passione per il greco antico e il latino, che avrebbe influenzato la sua successiva produzione letteraria.
Studiò Medicina a Pavia, anche se affrontò difficoltà economiche e ingiustizie: nonostante avesse eccelso agli esami di ammissione, gli fu negata una borsa di studio presso un prestigioso collegio. Durante questo periodo, scrisse un sonetto amaro contro la corruzione, mostrando fin da giovane uno spirito ribelle. Raiberti si laureò in Medicina nel 1830 con una tesi sulle proprietà mediche della valeriana e trovò impiego presso l’Ospedale Maggiore di Milano, anche se la sua carriera fu ostacolata da varie avversità. Il suo carattere franco e combattivo gli procurò numerosi nemici, limitando la sua ascesa professionale.
Nel 1836, durante un'epidemia di colera a Milano, Rajberti compose versi in dialetto milanese in cui denunciava i pregiudizi popolari e le condizioni sanitarie deplorevoli, che attribuiva all’autorità governativa. Questi versi gli causarono censura e l’ostilità di alcuni colleghi medici. Nonostante le difficoltà, Rajberti riuscì a emergere anche come poeta, divenendo famoso per la sua produzione letteraria ironica e amara.
Uno dei suoi primi lavori più noti fu la traduzione in dialetto milanese delle satire del poeta latino Orazio, che criticava i vizi e le passioni dell’uomo, adattandole al contesto contemporaneo. Rajberti pubblicò molte edizioni de “L’Arte di Ereditare” (1839), un’opera che satirizzava le abitudini dell’epoca. Il suo pamphlet del 1840, “Il Volgo e la Medicina”, segnò una svolta importante nella sua carriera, in cui criticava pratiche mediche pseudoscientifiche come l’omeopatia e il mesmerismo, dimostrando il suo impegno contro le forme di ciarlataneria medica. Anche Balzac, fervente sostenitore del mesmerismo, fu oggetto della sua ironia.
Raiberti non fu solo un medico-polemista, ma anche un patriota fervente. Partecipò attivamente agli eventi del Risorgimento, esprimendo il suo spirito patriottico in poesie come “Il Marzo 1848”. La sua avversione per il dominio austriaco e il suo sostegno all'unificazione italiana lo resero sospetto agli occhi delle autorità austriache.
Negli anni successivi, Raiberti scrisse altre opere di successo, come “Sul Gatto” (1845), un raffinato studio del comportamento dei gatti con implicazioni filosofiche e morali, e “Il viaggio di un ignorante” (1857), un resoconto umoristico dei suoi viaggi in Italia e all'estero. Il suo lavoro giornalistico per “L'Uomo di Pietra” dimostra il suo interesse per una vasta gamma di temi, inclusa la musica.
Verso il 1858, Raiberti iniziò a manifestare i primi segni di una malattia cerebrovascolare, che alla fine lo colpì gravemente. Nel 1859 fu nominato direttore dell’Ospedale di Como, ma la sua salute peggiorò rapidamente. Tornato a Monza, venne colpito da un ictus che lo lasciò quasi senza parole fino alla sua morte, avvenuta l’11 dicembre 1861. L’ultima parola che pronunciò fu "Garibaldi", in onore dell’eroe nazionale italiano.
L’Ospedale Vecchio di Monza ricorda la figura di Giovanni Raiberti, che fu anche direttore del nosocomio nella sua antica sede di Piazza Isola, con una targa commemorativa posta sulla facciata di uno dei padiglioni chirurgici maschili.
La targa, riportata nella foto in alto, così recita:
A Giovanni Raiberti
Direttore di questo nosocomio
Al medico poeta
che il romano e vetusto Orazio
fece milanese e contemporaneo
e coll’aculeo del carme vernacolo
e d’una prosa originale
corresse i costumi
ed aiutò gli intenti dell’arte salutare
apprestando agli spiriti
il farmaco della sapiente giovialità
La vedova GIUSEPPINA BOLGERI
Legava un letto per cronico
A perenne memoria del marito
Giovanni Raiberti rimane una figura complessa: medico combattivo, poeta ironico e patriota appassionato. La sua produzione letteraria e il suo impegno nella medicina riflettono una personalità che non accettò compromessi, sia nella sfera medica che in quella politica.
Bibliografia
Petria I, Cesana G, Riva MA. Giovanni Rajberti (1805-1861): An uncompromising physician and poet. J Med Biogr. 2021;29(2):110-117.
Rajberti G. Tutte le opere del medico-poeta. A cura di Cesare Cossali. Milano: Gastaldi, 1964